Il gioco è una componente fondamentale della natura umana.
Rappresenta non soltanto un’occasione di socializzazione e di divertimento, ma contribuisce allo sviluppo della mente e della personalità, è il primo strumento che il bambino ha a disposizione per scoprire il mondo.
Nascondino, ruba bandiera, scacchi, calcio, le barbie …
Ognuno di questi giochi ci ha permesso di sviluppare delle capacità: motorie, di coordinazione, di memoria, di competizione e alleanza, di relazione con gli altri, di creazione di storie e mondi..
Il gioco è un comportamento innato ma diventa un’importante fonte per la ricerca di gratificazione e l’appagamento dei desideri, attraverso la stimolazione del nucleo accumbens, e permette lo sviluppo del pensiero astratto (1/3 dei geni in zona prefrontale, infatti, viene modificato dal gioco).
I giochi si possono differenziare in 4 categorie (Caillois, 1958): giochi di competizione (giochi da tavolo o lo sport), giochi di imitazione (giochi di ruolo), giochi da “vertigine” che suscitano forti sensazioni (giostre, luna park) e i giochi basati sul caso come il gioco d’azzardo.
Saper giocare per tutta la vita è un compito indispensabile, magari non attraverso bambole e dinosauri, ma attraverso una disposizione creativa nei confronti di un’attività come può essere la musica, l’uncinetto, la fotografia, la danza, la pesca eccetera..
Nel nostro vocabolario accusiamo la mancanza di una specificazione - che gli inglesi hanno – che non ci permette di differenziare tra il giocare per divertirsi (to play) dal giocare per vincere del denaro (gambling) che consiste nello scommettere denaro o beni di valore sull’esito di un evento futuro, quindi incerto.
Ma perchè si dovrebbe puntare su un esito incerto?
Giocare d'azzardo produce emozioni legate al rischio, alla suspence e vengono prodotte intense risposte emotive connotate da un'elevata eccitazione, con sfumature prevalentemente negative (rabbia, tristezza e senso di colpa) (Monaci M.G et al., 2005).
Nonostante le emozioni prevalentemente negative che vengono provate, il gioco ha lo scopo iniziale di regolare delle emozioni difficili da sopportare: si gioca per ridurre noia o monotonia cercando forti stimoli e non sentendo la tristezza.
"E' il gioco medesimo, giuro che non è la brama di vincere del denaro... Provavo soltanto un piacere incredibile, dovuto al successo, alla vittoria, al potere”. Dostoevskij (1982)
Bibliografia:
Caillois R., I giochi e gli uomini, V edizione Tascabili Bompiani, Bologna, Settembre 2010
Monaci M.G, Scacchi L., Gervasoni M., Emotions and coping in gambling: A comparison between occasional and pathological gamblers, BOLLETTINO DI PSICOLOGIA APPLICATA, 2005, 245, 3-17
Commenti
Posta un commento